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Di cosa mi occupo

Adolescenza

L’adolescenza è quella delicatissima fase del ciclo vitale in cui si avvia il processo di costruzione dell’identità e di differenziazione dalle figure adulte di riferimento, anche attraverso una riorganizzazione e rielaborazione delle proprie esperienze di attaccamento. Si configura, pertanto, come una fase di “moratoria sociale”, ovvero di abbandono del vecchio e di sperimentazione del nuovo, e una fase di “marginalità categoriale”, ovvero in bilico tra il mondo infantile e il mondo adulto. Questa posizione “scomoda” determina nell'adolescente un fisiologico vissuto ambivalente caratterizzato sia dal desiderio di diventare grande “fuori dalla famiglia”, sia dal bisogno di rimanere bambino/a “dentro la famiglia”. Convenzionalmente la fase dello sviluppo adolescenziale è collocabile nell’arco di età che va dagli 12 ai 18 anni. Tuttavia, la  recente letteratura sull'argomento, ci invita ad anticiparne l'inizio a 10 anni ("pubertà precoce") e a posticiparne la fine a 30 anni ("adolescenza attardata")  L'adolescente, in "lutto" per la perdita del ruolo e del corpo infantile, è chiamato ad affrontare "compiti di sviluppo" su più livelli: sviluppo corporeo e sessuale (cambiamenti fisici, insorgenza di pulsioni sessuali, etc.);  sviluppo cognitivo (metacognizione, pensiero ipotetico-deduttivo, pensiero narrativo, moralità autonoma etc.);  sviluppo affettivo-emotivo (mentalizzazione delle emozioni, empatia, condivisione sociale delle emozioni, coping etc.);  sviluppo relazionale (svincolo dalla famiglia di origine, aumento di comportamenti di attaccamento verso i pari, creazione di legami sentimentali etc.) Una fase di vita tanto complessa risente inevitabilmente di una maggiore esposizione a disagi e problemi qualora non venga attraversata con il giusto assetto emotivo e/o cognitivo e/o relazionale o qualora non venga ben compresa e gestita dalle figure adulte di riferimento. Con gli adolescenti mi occupo di: Disturbi Specifici di Apprendimento (DSA) Disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) Disturbi da comportamento dirompente, del controllo degli impulsi e della condotta (Disturbo oppositivo provocatorio, Disturbo della condotta)  Disturbi correlati a eventi traumatici e stressanti Disturbi d’ansia Disturbi dell’umore Disturbi della condotta alimentare Disagi legati al cambiamento dell'immagine corporea Difficoltà scolastiche  Bullismo e cyberbullismo Difficoltà relazionali Conflitto genitori-figli Problemi di autostima Problematiche connesse al processo adottiv ​L’intervento psicologico con un adolescente minore comporta necessariamente il coinvolgimento dei genitori. Pertanto, prima di iniziare una psicoterapia con un adolescente, preferisco condurre almeno un colloquio preliminare in presenza dei genitori al fine di ricevere il loro consenso e comprendere la loro rappresentazione del problema del figlio. A percorso avviato, laddove ne ravvisi l’utilità o la necessità, su consenso del figlio/a, i genitori possono essere convocati in seduta, coinvolti attivamente e responsabilizzati nel percorso di sostegno al disagio del figlio/a.   {DIVISOR} La pubertà – E. Munch

Età adulta

La vita adulta si estende dalla fine dell’adolescenza all’età senile e può essere suddivisa in due ampi periodi: dai 20 ai 45 anni si parla di “fase del giovane adulto” o “prima età adulta”; dai 45 anni ai 65 anni in si parla di “età di mezzo” o "seconda età adulta”.   La prima età adulta (20-45 anni) convenzionalmente rappresenta il periodo delle grandi scelte e di rilevanti cambiamenti a livello sociale. Ai fini del proprio benessere diventa importante raggiungere una stabilità cognitiva, affettiva e professionale ma, soprattutto, diviene fondamentale raggiungere una sana autonomia psicologica rispetto alle figure adulte di riiferimento al fine di favorire la costruzione di un sè autentico.  La seconda età adulta (45-65 anni) convenzionalmente è caratterizzata da maggiori responsabilità e notevoli cambiamenti nella gestione del tempo e dei rapporti con gli altri (partner, figli, genitori etc). Può verificarsi un maggiore ripiegamento verso la propria interiorità funzionale ad affrontare le progressive evoluzioni che la senilità comporterà.  E’ evidente come questa lunga fase della vita determini modificazioni fisiche, psicologiche e sociali di particolare importanza che possono risolversi favorevolmente o essere accompagnate da difficoltà, disagi o disturbi. Molteplici sono i rischi psicologici sottesi all’attraversamento dell’età adulta quali incapacità di individuarsi, incapacità a seprararsi, stagnazione del proprio potenziale di sviluppo, eccessiva preoccupazione per la salute e per l’avanzare del tempo etc. Per non perdere il proprio benessere e il controllo sul proprio progetto di vita può servire il confronto con un professionista così come, nei casi di disagi o disturbi più strutturati, un percorso psicoterapeutico.  Con gli adulti, mi occupo di: Disturbo bipolare e altri disturbi correlati Disturbi depressivi Disturbi d’ansia (disturbo d’ansia di separazione, disturbo d’ansia sociale, disturbo d’ansia generalizzata etc.) Disturbo ossessivo-compulsivo e disturbi correlati Disturbi correlati a eventi traumatici e stressanti (disturbo da stress post-traumatico, disturbo dell’adattamento, disturbo reattivo dell’attaccamento etc.) Disturbi da sintomi somatici e disturbi correlati (disturbo da ansia di malattia, disturbo di conversione, disturbo fittizio etc.) Disfunzioni sessuali Disturbi da comportamento dirompente, del controllo degli impulsi e della condotta Disturbi correlati a sostanze (alcool, caffeina, cannabis, tabacco etc.) Disturbo da gioco d’azzardo Disturbi di personalità (disturbo paranoide di personalità, disturbo schizoide e schizotipico di personalità, disturbo antisociale di personalità, disturbo borderline di personalità, disturbo istrionico di personalità, disturbo narcisistico di personalità, disturbo evitante di personalità, disturbo dipendente di personalità, disturbo ossessivo compulsivo di personalità) Condizioni di violenza e trascuratezza Problemi relazionali (con i figli, genitori, partner, pari etc.) Dipendenze affettive Problemi correlati all’attività lavorativa Problemi abitativi (conflitti con vicinato, abitazione inadeguata) Problemi correlati all’ambiente sociale (difficoltà di integrazione, esclusione o discriminazione) Problemi correlati ad altre circostanze psicosociali, personali e ambientali (problema religioso o spirituale, gravidanza indesiderata, pensionamento, menopausa, andropausa etc.) {DIVISOR} Il viandante sul mare di nebbia – C.D. Friedrich

Genitori

Nella società contemporanea si assiste ad una pluralizzazione delle forme familiari: famiglie nucleari, coniugali, ricostituite, monoparentali, omoparentali, adottive, affidatarie e interculturali. Si tratta di un fenomeno complesso che richiede strumenti di lettura e di analisi che superino il modello tradizionale di famiglia. La genitorialità, oggi più che mai, non si configura come semplice generatività bensì come complessa condizione di chi si occupa di qualcuno esercitando più funzioni: protettiva, regolativa, affettiva, normativa, predittiva.   Essere genitori responsabili e “sufficientemente buoni” significa molte, moltissime cose, tra cui: partecipare al percorso educativo dei figli; essere consapevoli dei propri vissuti paure, aspettative, bisogni; riflettere sul significato relazionale e psicologico dell’essere genitore; essere attenti e sensibili rispetto ai processi di crescita dei figli; sviluppare adeguate competenze affettivo-relazionali;  essere capaci di gestire la diversità generazionali e il conflitto; riconoscere il proprio stile educativo e saperlo mediare con lo stile del partner; saper comunicare in modo efficace ed autentico; saper ascoltare in modo attivo; riuscire ad interpretare i segnali non verbali del figlio; offrire cura e protezione nel momento del bisogno;   mettersi in discussione e guardarsi dentro; offrire stimoli reali e creativi; mettere la mano al proprio passato e al proprio essere figli; rendere autonomi e svincolati i propri figli; La psicologia insegna che la genitorialità autentica è una responsabilità senza pretese di proprietà. Questo può significare non avere progetti sui propri figli e non esigere che questi soddisfino le proprie aspettative, ma significa anche trasmettere fiducia nei confronti della loro capacità di progettare il futuro. Un bambino che fa esperienza di figure genitoriali sensibili, coerenti ed emotivamente rispondenti ai suoi bisogni, svilupperà un senso di sé come amabile e degno di valore, un senso dell’altro come disponibile e una generale fiducia nelle relazioni. Nella relazione genitoriale non esiste la perfezione, inseguirla come ideale comporta un senso di inadeguatezza. Un genitore consapevole dei propri limiti dà un insegnamento prezioso al figlio che impara così a crescere accettandosi nella propria soggettività fisica e psicologica. Si diventa genitori ma si continua sempre a essere persone che, in quanto tali, hanno il diritto-dovere di conservare l’individualità, non solo per la propria salute psicologica, ma soprattutto per salvaguardare quella del figlio. Le motivazioni sottese ad un eventuale disagio  psicologico dei figli sono senza dubbio complesse e molteplici ma tra queste può rientrare un ruolo sempre più fragile e confuso della coppia genitoriale, una scarsa capacità del genitore di maneggiare i propri umani limiti, una modalità educativa genitoriale confusa e confondente, una comunicazione genitori-figli inadeguata o carente. Non sempre i genitori dispongono di risorse materiali, cognitive e relazionali adatte ad accogliere le incertezze e le difficoltà dei figli o a gestire i capricci e i conflitti con loro, contribuendo, involontariamente, ad innescare in loro meccanismi di ragionamento e di condotta distorti o disadattivi per sé e per gli altri. L’esperto psicologo può alleggerire, sostenere e orientare in modo competente quel faticoso compito psicopedagogico e di alfabetizzazione emotiva e cognitiva di cui i genitori sono investiti.  Con i genitori mi occupo principalmente di: Difficoltà e divergenze legate alla gestione ed educazione dei figli Difficoltà legate alla presenza di figli affetti da disturbi del neurosviluppo (es. disturbo dello spettro dell’autismo; disabilità intellettive, disturbo da deficit di attenzione e iperattività etc.) e da altre forme di disagio psicologico Sostegno genitoriale durante una delicata fase del ciclo vitale dei figli (es. allontanamento da casa) Conflitti prima e dopo la separazione.​ {DIVISOR} La famiglia – G. De Chirico  

Coppia

L’essere umano è progettato per vivere in coppia: nasce da una coppia (la diade madre-bambino) e tende alla coppia (legame amicale o sentimentale). La coppia è pertanto il cuore dell’identità dell’individuo. La coppia non è la semplice somma di due individui e delle loro caratteristiche perché quando si entra nel mondo della relazione bisogna pensare che l’addizione non è un buon criterio descrittivo e predittivo. Essa si configura piuttosto come un sistema complesso composto da due persone che, a loro volta, si fanno rappresentanti di mondi di abitudini, rappresentazioni, tradizioni, pensieri e vissuti inevitabilmente diversi. Ne consegue un equilibrio di sistema fragile e precario.  Questi mondi, infatti, di cui i singoli si fanno portavoce, a volte si incontrano più agevolmente; altre volte si incastrano con maggiore difficoltà, altre volte ancora si scontrano, determinando l’insorgenza di conflitti, disagi ed incomprensioni che possono sfociare in una rottura o in una crisi di coppia. Sono tante e diverse le problematiche di coppia che portano le persone a chiedere un consulto psicologico o un percorso di psicoterapia. Le principali difficoltà di coppia di cui mi occupo sono: Difficoltà legate alla mancanza di una corretta comunicazione Situazioni aggressive e/o violente Dipendenza affettiva Infedeltà, problemi di gelosia Difficoltà legate a cambiamenti economici, sanitari o inattesi Difficoltà sessuali Problemi relazionali con i parenti e la famiglia di origine del partner Difficoltà di concepimento e infertilità Difficoltà nella gestione del processo di separazione o divorzio Difficoltà legate all’arrivo di un figlio. {DIVISOR} Gli amanti in rosa – M. Chagall

Famiglia

Ogni famiglia ha una sua storia che si svolge nel tempo e nel contesto socio-culturale in cui essa si radica. Per "ciclo di vita della famiglia" si intende la crescita che una famiglia compie nel corso degli anni, attraverso la transizione da una fase evolutiva ad un’altra, in cui si verificano profonde trasformazioni all’interno dei rapporti e delle relazioni tra i membri della famiglia. Ad ogni tappa del suo ciclo vitale, la famiglia si trova ad affrontare “eventi critici” (normativi e/o paranormativi) e conseguentemente “compiti di sviluppo” che mettono in crisi le vecchie modalità di funzionamento e richiedono, per essere superati, di adattamento e di ristrutturazione dei legami precedenti. Se il sistema familiare fallisce in questo adattamento, ovvero non si mostra capace di affrontare in modo creativo i nuovi compiti di sviluppo ma piuttosto si avvale degli schemi di funzionamento preesistenti disfunzionali, può bloccarsi, disgregarsi o sviluppare un disagio. Solitamente in questi casi in famiglia compare un “membro sintomatico” che altro non è che il “paziente designato” della famiglia, ovvero colui/colei che tramite il suo sintomo si fa portavoce ed espressione del disagio dell’intero sistema. Con la famiglia mi occupo principalmente di: Difficoltà legate ai “periodi di transizione” (es. svincolo del giovane adulto dalla famiglia di origine, nascita di un figlio etc.) Difficoltà legate a “eventi critici paranormativi” (es. morti improvvise, incidenti, malattie, divorzio, trasferimenti, licenziamento etc.) Difficoltà legate alla mancanza di una corretta comunicazione Situazioni aggressive e/o violente Gestione dei conflitti. {DIVISOR} La famiglia Soler – P. Picasso

Orientamento scolastico

L’orientarsi è una dimensione fondamentale del comportamento umano in tutte le fasi e contesti di vita, dato che l’uomo è costantemente chiamato ad operare delle scelte. La scelta è quel processo volto all’ espressione e al perseguimento di una preferenza dopo aver setacciato tutte le possibili alternative. E’ per sua natura un momento estremamente complesso poiché chiama in causa una molteplicità di variabili, alcune di natura oggettiva (es. le condizioni sociali, economiche e culturali della famiglia di origine, le opportunità del territorio, il mercato del lavoro ecc.) e altre, ancor più importanti, di natura soggettiva (es. interessi, valori, aspirazioni, intelligenza, motivazione, stile decisionale, ansie, affetti ecc.). L’orientamento è un processo formativo continuo, che inizia con le prime esperienze scolastiche, quando le premesse indispensabili per la piena realizzazione della personalità sono ancora pressoché intatte, sia a livello di potenzialità che a livello di originalità, e rappresenta un momento fondamentale per prendere coscienza delle competenze necessarie ad affrontare le scelte di vita personali, scolastiche e professionali. L’orientamento verso una direzione richiede in primis un coraggioso atto di auto-orientamento, ovvero di auto-critica e auto-determinazione. In altri termini, prima di scegliere occorre scegliersi. Orientare, infatti, non significa semplicemente “indirizzare”, né tanto meno “dirigere”, ma comporta un percorso di accompagnamento alla crescita che faccia emergere con uno stile quasi maieutico, ciò che dall’interno dell’individuo stesso esige di essere individuato, valorizzato e portato a maturazione per poi raccordarlo, in modo armonico, con le opportunità del contesto familiare, affettivo, sociale e territoriale. Quanto sin qui detto appare ancor più vero quando ci si accosta a quella delicatissima fase dello sviluppo che è l’adolescenza. L’adolescenza è infatti il “luogo delle scelte” per eccellenza: formative (quale scuola intraprendere), professionali (quale professione intraprendere) ma soprattutto identitarie (chi voglio diventare). L'adolescente prima ancora di scegliere “cosa essere” (percorso scolastico e lavorativo) si trova a dover scegliere “chi essere”. Egli dunque vive il “dramma” della scelta per eccellenza: quello della propria identità. I molteplici cambiamenti individuali che l’adolescente per sua natura vive (fisico-corporeo, cognitivo, sessuale, emotivo, relazionale e morale) in unione con quelli socio-culturali e con un ruolo sempre più fragile e confuso della famiglia e dei legami affettivi in generale, spesso contribuiscono a rendere le scelte identitarie dell’adolescente vere e proprie “fatiche del crescere”. Non sempre familiari e docenti dispongono di risorse materiali, cognitive e relazionali adatte ad accogliere tali fatiche, contribuendo, involontariamente, ad innescare in figli e studenti meccanismi di ragionamento e di condotta distorti o disadattivi per sé e per gli altri. In questi casi la figura dell’esperto psicologo-orientatore può essere determinante. Egli deve porre particolare attenzione alla centralità della persona, unica e indiscussa protagonista del processo orientativo, considerato, cioè, quale “soggetto” attivo e non soltanto come “oggetto” dell’orientamento o ricettore di consigli utili. Lo psicologo-orientatore favorià la conoscenza delle opportunità formative del territorio in stretta sinergia con percorsi di conoscenza del sé e pertanto faciliterà una scelta consapevole del percorso di studio da intraprendere. Aprirà spazi di riflessione con gli studenti volti a ridurre le confusioni, ristabilire ordini di priorità, valorizzare e implementare al meglio le proprie risorse, tenendole separate dalle pressioni di tipo sociale, familiare o dai propri stessi condizionamenti interni o disagi interiori. Tale figura esperta si rivolge prevalentemente agli adolescenti iscritti all'ultimo anno della scuola secondaria di primo grado e agli ultimi anni della scuola secondaria di secondo grado ma può essere a servizio di chiunque avverta un momento esistenziale di “disorientamento” in ambito formativo.  {DIVISOR} Number 8 - J. Pollock

Bilancio di competenze

Il Bilancio delle competenze (BdC) può essere considerato luogo e tempo, nel quale e attraverso il quale, il soggetto ha l’occasione di sviluppare una maggiore conoscenza di sé e una maggiore conoscenza dei contesti sociali e organizzativi nei quali è inserito e, contestualmente, ha la possibilità di negoziare, in primo luogo con se stesso, un progetto di sviluppo realistico di crescita personale e socio professionale. Consiste nella valutazione di quello che una persona sa fare e di quello che una persona è e si avvale di una metodologia mirata alla conoscenza del sé, alla valorizzazione dei propri punti di forza e all’attivazione delle risorse personali. Le finalità che persegue il BdC sono:   identificare conoscenze, competenze e abilità del soggetto; comprendere come tali conoscenze, competenze e abilità possono essere valorizzate all’inetrno di un tessuto socio-lavorativo di riferimento; realizzare un progetto d'inserimento sociale e di sviluppo professionale; acquisire autonome capacità di autovalutazione, di attivazione e di scelta; Gli strumenti di cui si avvale il BcD sono: schede strutturate, griglie di rilevazione, tracce per sintesi descrittive, diario di bordo, questionari e schede di autovalutazione, test standardizzati. Le Fasi in cui si articola un BdC sono principalmente 5: 1° Fase (preliminare) si effettua una analisi e una decodifica della domanda di bilancio; si fornisce una informazione chiara sul percorso di bilancio da intraprendere (finalità, metodologie e strumenti, soggetti che intervengono, ruolo del consulente, regole, tempi);  si definiscono gli obiettivi specifici del percorso di bilancio;  si stipula un "contratto di bilancio". 2° Fase (di conoscenza del sé) si effettua una attenta analisi e ricostruzione delle esperienze di vita dell’utente (biografiche, scolastiche, formative, lavorative, sociali ecc.); si identificano desideri, aspettative, ambizioni, orientamenti professionali del soggetto; si identificano conoscenze,competenze e abilità del soggetto;   si riflette sui propri punti di forza e sulle proprie “aree di sviluppo”; si realizza un “portfolio delle competenze”; 3° Fase (di conoscenza dell’ambiente) si acquisiscono informazioni sulle tendenze del mercato del lavoro, sulle prospettive occupazionali locali, sule professioni e sui percorsi di formazione attivi; si verifica il rapporto tra risorse personali e professionali e contesti nei quali poter operare; 4° Fase (di progetto) si elabora un progetto di sviluppo professionale;  si elabora un punto di piano di azione. 5° Fase (di restituzione e sintesi) Si aiuta il soggetto a sintetizzare le informazioni emerse nel percorso di bilancio; Si restituiscono al soggetto gli elementi significativi e utili evidenziati dal percorso realizzato;  Si elabora un “documento di sintesi”.  {DIVISOR} Bilancia - Daniele Boggia